educare il cane
di Paola Volpe @istruttorecinofilo_paola_ volpe
Per educare il cane è necessario porre molta attenzione ai metodi che si utilizzano. I coercitivi ti insegnano che, per salvare alcuni cani solo certi “metodi” funzionano.

36 anni di cani mi hanno insegnato che la coercizione è quanto di più lontano dalla comprensione e dall’ascolto.
E che non ascoltare porta al conflitto.
So che ogni cane che ha morso è stato un cane non ascoltato, non visto, chiuso, inibito.

I coercitivi denigrano, chi promuove un’educazione gentile, perché pensano che aiutare un cane senza violenza sia farlo solo con bocconcini.
Non sanno cosa sia la relazione, di come si gestisca un conflitto, cosa significhi leggere emozioni e comportamenti, per far venire fuori una personalità e rispettarla.

Nonostante questo la coercizione non muore. Alla gente fa comodo ancora applicare violenza e l’inibizione per bloccare un comportamento. Conoscere qualcuno e rispettarlo è molto più complesso ed emotivamente difficile.
Per questo, ci sono educatori ed istruttori che scendono a compromessi e che danno ai coercitivi quello che questi si aspettavano e bramavano, cioè la dimostrazione che non si può lavorare con un cane aggressivo senza violenza.

Poi ti trovi di fronte qualcuno, che non si definisce né cinofilo, né gentilista, che brandisce una seggiola, scaglia una ciotola, molla una pedata ad un cane meno aggressivo di lui, chiuso in sé stesso.
Sull’onda della manipolazione linguistica delle persone quel qualcuno parla di legittimo conflitto, travisando l’etimologia del termine “legittimo” e manipolando il significato sociale del termine “conflitto”.

Non fa male tanto che ancora non sappiate cosa sia l’equilibrio in un conflitto sociale, ma che siate disposti a scendere a compromessi violenti per sentirvi parte di qualcosa.
Alla mia Giulia, che con pazienza ha saputo insegnarmi.